Dicono di tanta parte, di me
gli oggetti inanimati
lasciati abbandonati
negli angoli di quel vestibolo
che non esiste più, che non c'è
se non in immagini solo mie
di un'età minuscola, cucciola.
C'erano le coperte stracci
dall'odore di minestre
depositi di sonno della nonna
sacchi di gusci d'uovo
bottiglie scoppiate
vecchie incubatrici
bici frenate in bozzoli
di ragni e vetri annebbiati
vasi di cocciopesto e terra secca
serra di spermatica ebbrezza
covando in armadi come gatti
inimmaginabili ragioni
non rifiutate, detriti
per costruire l'antica
bava da dove derivo
l'occhio per il vaticinio
e la futura famiglia del sogno.
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