Cargo impietrati nel grigio mare
in verde-azzurro chiaro freddo
mormorare d'onde, di vento e fetore
penetrato esalato in narici
sfiancate di sardina tra quest'erba
marina sfibrata, ammutinata
ammucchiata in bracciate di rena
come se il nuotatore spedisse
le spiagge in corse infinite e i corvi
aleggiassero tra i relitti degli oggetti
che ho lasciato naufragare;
donde colpa, che mi sento, d'errare
come si fa nei gruppi d'uccelli spazzini
alla cerca di cibo, materia che s'incorpora come
assassini, in cacce tra similitudini.
Come si vede in questa natura
depositata, scartata dal ruminare
immenso del mare, le mie bianche
corazze, i miei fili di fibra
i molluschi di bave di spettri
i sogni disseccati dal sole
esposti a violenza e calma parlano ancora
parleranno meno, saranno sabbia.
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