Ai bordi di un diaframma di cielo
ci salutiamo per la prossima luna
ci sentiamo intimi uccelli di laguna
che filtrano correnti di pesci
piantando i becchi aguzzi sul mantello
delle stelle, di presso ai trampolieri
tentennanti, al murmure ibrido
delle iridescenze baluginanti
esattissime lamine d'ignoti dolori,
colori squamati di viscide ali
colori spettrali, colori del bagno
di mille fondali, intimi amici
di un'assenza comune, madreperlacea...
(non posso chiedere ancora
clemenza alla tremula sera,
alle ombre filanti del sole,
mormorare concessioni:
un'ora di quiete, un cibo di pace
per l'inverno che avanza)
La tavola del pomeriggio
offriva gli ultimi accordi:
battiti d'onde e armonie d'uccelli
sotto un equilibrio di scie dorate.
Il lavoro è fatto, la riva di massi
su cui poggia lo sguardo il cormorano
è un accumulo di forze emblematico
e strano, la città che cambia,
i motoscafi quasi immoti
nella sessa, il regalo di questo tempo
intimo col tutto e solitario.
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