Annebbiato di grigio azzurro
porto i passi tra le rughe
e i rami morti delle calli
ancora come un profano
forse come un esotico gentile
nei ghetti della mia memoria,
forse marrano, spaesato calpesterei
i selciati scivolosi coi tacchi
del mio tango involontario
quando i rintocchi bollano l’aria
del mezzodì, un nuovo termine
a tutte le mattine passate.
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